I recenti rapidissimi sviluppi tecnologici, tutt’ora in rapida evoluzione, relativi in particolare alle intelligenze artificiali, pongono le aziende, di qualunque tipologia e dimensione, di fronte ad uno stress gestionale che non ha precedenti. La società umana si è trovata moltissime volte a confrontarsi con innovazioni che hanno scosso le strutture economiche, i modi pensare o i rapporti tra i popoli e le nazioni; basti pensare alla scoperta del motore a combustione e la conseguente sostituzione del modello di trasporto basato sul cavallo. Tali salti quantici però, anche per motivi di ingegnerizzazione e disponibilità alle masse, sono stati implementati gradualmente, permettendo alle società umane un progressivo adattamento secondo la plasticità propria di ogni singola cultura.

Le intelligenze artificiali invece, sono state un’improvvisa evoluzione del tutto inaspettata, quantomeno per i non addetti ai lavori, avvenuta come evento puntuale al rilascio di ChatGPT da parte di OpenAI il 30 novembre 2022. Da quel momento la proposta si è moltiplicata senza controllo (si contano oltre cento piattaforme e framework per creare IA personalizzate) ed è difficile prevedere quali saranno le nuove possibilità anche solo fra un mese.

I governi stanno reagendo molto lentamente a tali cambiamenti; sono note le difficoltà del mondo della scuola o di una corretta gestione del diritto d’autore o della privacy dei dati sensibili, senza considerare le battaglie che si stanno combattendo nel mondo della cybersecurity tra IA “cattive” e “buone”.

Il mondo delle aziende si trova quindi di fronte a potenziali opportunità di trasformazione del lavoro presente e futuro, che vanno però inquadrate attraverso l’attuazione programmatica di una cultura digitale che sia massimamente inclusiva, in particolare incorporando le prescrizioni in materia di responsabilità sociali rivenienti dalla Corporate Social Responsibility (CSR).

Va dunque promossa un’innovazione che sia di supporto al lavoro umano e dia senso all’uso delle nuove tecnologie, approntando iniziative che mirino ad integrarle nei flussi lavorativi ed a mostrarle come uno strumento per l’uomo invece che una minaccia all’occupazione o, peggio, trasformare il lavoratore in un tool per l’AI.

L’Europa si è dotata, anche con una certa rapidità, di un quadro normativo, l’AI act, che però è a lenta implementazione (progressiva fino al 2027), analogamente a quanto succede per la rendicontazione di sostenibilità o Report ESG (rinviato di un paio d’anni dal recente “pacchetto omnibus” a seconda delle dimensioni aziendali). Pare quindi opportuno che un’azienda che voglia integrare le nuove specificità tecnologiche, adegui il proprio codice etico in conformità all’ottima normativa disponibile, senza attendere obblighi esterni, semplicemente perché l’intelligenza artificiale e la sua evoluzione (qualcuno ha nominato le Agentic AI ?) non hanno alcuna intenzione di aspettare.

Per le aziende che non operano direttamente nel mondo IT, risulta basilare avvalersi di specialisti esterni allo scopo primariamente di stilare policy interne (che andranno costantemente aggiornate come per nessun documento è mai stato fatto prima) così da integrare in un team le diverse esperienze delle persone e il contributo digitale, promuovendo una cultura aziendale che assicuri una crescita equilibrata nel prossimo futuro.

Tali interventi sono tanto più essenziali considerando che in molte aziende convivono spesso anche tre, se non quattro, generazioni che vivono il mondo digitale in maniera molto diversa; dall’utilizzo spasmodico quasi in regime di dipendenza psicologica, fino alla negazione più totale nell’illusione della certa superiorità dell’uomo che, almeno in certi ambiti, va via via assottigliandosi.

Si deve configurare quindi una tecnologia strumentale a costituire una cultura dell’innovazione che renda persino obsoleto il concetto di trasformazione digitale.

Incidentalmente, quando gli obblighi normativi arriveranno, l’azienda potrà soddisfarli rapidamente e senza costi, anzi avendo accumulato, nel frattempo, un chiaro vantaggio competitivo.

Come ulteriore benefico effetto collaterale, la struttura aziendale maturerà una proattiva capacità di adattamento che varrà non solo per gli aspetti tecnologici, ma anche e soprattutto verso i cambiamenti sociali ed economici che sicuramente ne deriveranno.

Contattateci per qualunque chiarimento, i nostri esperti (umani e digitali) sapranno fornirvi le soluzioni più adatte alle vostre necessità.

NDR: il presente articolo è stato scritto da un essere umano senza alcun intervento da parte di intelligenze artificiali (non me ne vogliano, ma in questo caso sarebbero state di parte). Su di esso non è stata attuata alcuna forma di SEO; per una volta sarà Google a doversi adattare, se vorrà.